Nuova Luce all'orizzonte
Nuovo sale per la Terra
Nuova Luce all'orizzonte
Nuovo sale per la Terra
Buona Pasqua
A sbocciare la fiducia e nutrire i passi senza affanno per i frutti
Che arriveranno con o senza i turbamenti o le eccitazioni, se così è stabilito
Buona Pasqua
A odorare il profumo del silenzio
coltivare suoni semplici
togliere erbacce infestanti di parole
lasciar emergere poesia nuova che ci aspetta da sempre
Buona Pasqua
a risvegliare il cuore bambino
a cadere e sbucciarsi le ginocchia
a leccarsi le ferite una ad una
amando la pelle, il sangue, il ginocchio e la vita che scorre dentro.
Buona Pasqua
a orient(e)arsi
a ringraziare quel sole che rende possibile la vita
Happy East - er
Ancora e ancora sempre nuovi equilibri.
Comincia oggi la danza tra bilanciate luci e ombre.
Sole, avanza, risveglia dal letargo. Dona forza a chi ti canta.
Ricorda l'origine, fluisci come acqua nei corpi, nelle menti, nei cuori.
È tempo .
Le gemme sono state nutrite, pronte a fiorire fiduciose alla tua luce.
È il trionfo. Della luce. Della conoscenza. Della consapevolezza.
È giunto il momento. Posso espandere la fiducia del bocciolo.
E celebrare la Vita che rinasce. Ora.
FiloContinuo4
Qualche giorno fa , camminando lungo un terreno incolto in una strada di campagna, sono stata richiamata da un suono di acqua. Ho attraversato il campo e c'era un corso d'acqua. Mantrapuṣpam, così è arrivato.
È un mantra che mi è stato trasmesso per la prima volta 8 anni fa quando aspettavo mio figlio perché in questo canto è l'acqua ad essere celebrata come elemento di creazione. Come suggerito nel nostro percorso dello Yoga, lo ho cantato, cantato per nove mesi in pieno fiducioso adhyayanam, ascolto da Chandra e ripetizione. Fiducia nell'ascolto e riproduzione dei suoni. Solo questo inizialmente. Ho assaporato un significato molto dopo. Questo ha permesso all'ascolto di affinarsi, alla mente di poter lasciare andare ogni pensiero non necessario a quel che stavo praticando. E inoltre, ha lasciato che fosse il suono a farsi strada in me, a fare spazio in me, a preparare sempre più non solo e non tanto la capacità di cantarlo, non tanto la capacità di far lavorare la mia immaginazione una volta saputo il significato, quanto quella prima necessaria qualità che dà vita al canto e valore alla vita : l'ascolto e il desiderio di ascoltare.
L'ascolto è
una grande pratica. Chandraji dice che l'ascolto è un
primo grande Tapas, una disciplina nella sua preziosa accezione che
deriva da discepol*. Altro tema immenso e delicato per noi occidentali.
Per ascoltare,
ci vuole spazio. Se l'ascolto è già pieno di tanti stimoli come oggi può
facilmente accadere, non ascoltiamo. Partiamo dalla cinta muraria di una
cittadella fortificata ( il nostro sistema corpo-mente) che vuole
difendersi . E così invece di lasciar scorrere il flusso
dell'ascolto, siamo già pront* a reagire, a classificare quanto stiamo
ricevendo, a difenderci preparado la nostra risposta già prima che
le parole varchino la soglia delle nostre orecchie.
Così qualche giorno fa un po' di spazio si è liberato ed ha lasciato entrare l'Acqua. Lei e io insieme a cantare questo antico e sempre nuovo mantra dello YajurVeda.
Tra i tanti veli di significato che questo come molti altri mantra offrono a chi lo recita, oggi quel che posso e vorrei trasmettere qui riguarda proprio l'acqua e le sue molteplici qualità. L'acqua e la sua possibilità di generare e creare, di riconoscere la luminosità, di muoversi con fluidità come il vento, di accogliere il calore e purificarsi nell' incontro col sole, di rinfrescarsi nell' incontro con la luna,di brillare di trasparente luce propria come le stelle, di nutrire come la pioggia fa con la terra, di continuare la sua cura e il suo nutrimento accogliendo il cambiamento nel tempo, in armonia con le stagioni che cambiano e passano. Questo è un piccolo seme di orientamento del mantra. Ma ripetiamo che nell'esperienza del canto che continua e si disvela nel tempo altri profondi e possibili significati emergeranno. Abitiamo la possibilità, come ci ricorda anche Emily Dickinson.
Rimaniamo apert* alla trasformazione del nostro ascolto. Della nostra capacità di accogliere. Della nostra esistenza.
Rimaniamo apert* all'acqua che scorre. Così che le nostre orecchie siano un passaggio per l'acqua che scende fino al cuore.
Possa questo mantra accompagnare, sostenere, celebrare, cantare l'ascolto in noi.
Possa questo mantra accompagnare, sostenere, celebrare, cantare l'acqua e le sue qualità presenti in noi.
Ascolta qui MantraPuspam dalla Taittirīya āraṇyaka 1.22
La registrazione non è fatta in uno studio professionale. Speriamo che possiate abracciare nel vostro ascolto anche questo aspetto.
Prendiamola con Filosofia
‘ In questa cittadella del Brahman, vi è questo piccolo rifugio che ha la
forma di un fiore di loto. Al suo interno vi è un piccolo spazio. Quello che è all’interno
di questo piccolo spazio quello davvero si dovrebbe ricercare, quello davvero
si dovrebbe desiderare di conoscere ’
Chāndogya Upaniṣad VIII.I.1
La situazione che stiamo vivendo ormai da un anno a questa parte , ha fatto emergere con chiarezza cristallina molti aspetti di cui le nostre esistenze, le nostra società, le nostre comunità sono profondamente carenti. Di cosa c’è bisogno senza più rimandi? Si pensa alle carenze della scuola, della sanità, alle confusioni create da una comunicazione iper reattiva e raramente a servizio di una reale evoluzione dell’essere umano. Poco si pensa che dietro ognuna di queste carenze ce ne è una molto importante che è alla radice di tutte : la marginalizzazione della ricerca umanistica, filosofica e spirituale delle nostre esistenze. Eppure pochi possono ormai dubitare di quanto un pensiero tecnico-scientifico senza una bussola di orientamento , un solido ancoraggio filosofico, può essere fonte di importanti confusioni. Ne stiamo facendo esperienza ogni giorno. I logaritmi, i dati, i numeri, le statistiche, le diagnosi così come le cure non mettono sempre d'accordo. Le ripercussioni si manifestano allora a cascata su più livelli : da quello più tangibile della salute fisica a quella meno visibile della creazione di atteggiamenti a più o meno-lungo termine.
Anche nello Yoga questa carenza filosofica si fa sentire . Per chi si avvicina per la prima volta, è facile conoscerlo esclusivamente per le sue posizioni da eseguire. Eppure. Lo yoga è proprio una delle sei darśana, scuole filosofiche dell'India. La bussola di orientamento alla pratica dello Yoga è costituita dagli Yogasūtra di Patañjali, un grande saggio che ha raccolto l'essenza del vasto oceano degli insegnamenti dei Veda riguardo la mente. Della mente* infatti si interessa lo Yoga. In 195 aforismi Patañjali ci fa entrare passo passo sempre di più nel cuore di questa filosofia esperienziale dell'esistenza. Quello che rende meraviglioso questo sistema filosofico è la grandissima varietà di upaya o mezzi che mette a disposizione dell'essere umano per passare dal pensiero all'esperienza. Questo fa dello Yoga una filosofia che ha necessariamente bisogno dell'esperienza quotidiana per entrare nel cuore della vita di ognuno. Eppure pensare di poter praticare lo Yoga senza il suo vitale radicamento filosofico, sarebbe come praticarne le ceneri senza custodirne il fuoco vitale!
Cosa ci spaventa della filosofia? Cosa ci spaventa di quel che non produce beni tangibili eppure altre necessarie forme di ricchezza?
Ora immaginiamo. Cosa potrebbe
accadere se , come ci raccontano i Veda, i bambini chiedessero ai propri
genitori o al proprio maestro " Chi sono ?’ Da dove vengo ? " E se un maestro raccontasse a
piccoli allievi di ogni parte del mondo la storia della cittadella dalle nove (o undici) porte?** Sarebbe possibile oggi? Quale sarebbe la reazione? Quanto siamo
abituati a sentirci e pensarci come esseri che sono anche qualcosa in più e
oltre il corpo? Se questa ricerca è nascosta
sottoterra negli adulti come si può trasmettere ai bambini? Ai giovani?
Nel Vedānta, la filosofia è chiamata Brahmajijñāsā , vagamente tradotto come ricerca della realtà. L’oggetto di questa ricerca sarebbe Brahmajñāna. Brahma è l’essenza, la sorgente da cui è emanata ogni altra realtà dell’esistenza e a cui ogni realtà fa poi ritorno. L’infinito. La creazione. Jñāna è la conoscenza. La filosofia indiana è impregnata di spirito così tanto che per buona parte di noi occidentali è quasi imbarazzante. Da quando è diventato imbarazzante porsi alcune domande? Forse da quando hanno smesso di avere una connessione con le nostre esistenze. Consideriamo la filosofia qualcosa di molto astratto e intellettuale , lontano dalle esigenze spicciole della quotidianità. Ma il porsi domande come ‘chi sono? Cosa è la natura? ‘ il questionarsi sulla vita intangibile all’interno del corpo, non è nulla di astratto. È la vita. E quella bussola di orientamento.
La cittadella è di una bellezza speciale. Con tante finestre di
possibilità sul mondo. Chi c’è dentro a viverle?
* In un altro contesto, approfondiremo la visione della mente all'interno dello Yoga.
Invero prāṇa è vita per tutti gli esseri. Per questo viene detto : la vita di tutto
Taittirīya Upaniṣad
Quando pratichiamo āsana (posizioni) esploriamo e impegniamo il Sé fisico. Con il corpo sperimentiamo il perceivable boundary, il confine percepibile e tangibile.
Nella tradizione viniyoga si invita sempre a partire dal respiro. È Il respiro lo strumento fondamentale della pratica Yoga ed è anche quel mezzo che consente a tutti indistintamente di poter praticare. Gli antichi Yogi conoscevano in una maniera così accurata il proprio respiro tanto da poter arrivare a conoscere il loro stato di salute generale, prevenire le malattie e anche prevedere il momento della loro morte.
Il Respiro è la modalità attraverso cui Prāṇa , la forza vitale, si manifesta nell’essere umano. Nella visione vedica prāṇa sorge dall’interazione tra Puruṣa e Prakrti che simbolicamente vengono spesso rappresentati come il seme (puruṣa) e la terra (prakrti). Il movimento che mette queste due realtà insieme o l’associazione tra i due , genera Prāṇa. È come una scintilla che nasce dal contatto tra Spirito e Materia. Senza il contatto tra i due, Prāṇa non esiste. Prāṇa è quella forza che risulta dall’ unione di Puruṣa (il seme) e Prakrti ( la terra). È più sottile di Prakrti (Materia) e meno sottile di Puruṣa (Spirito). Prāṇa è ‘ l’amico di Puruṣa’ che si manifesta grazie a Prakrti.
Concedi tempo e spazio al respiro. Concediti la possibilità di entrare in contatto con il respiro e di mantenere il legame con il tuo respiro. Se siamo nel fluire del respiro, saremo protetti tanto sul tappetino, quanto nella vita. Anche per questo prāṇa veniva celebrato, cantanto, ringraziato ampiamente nei Veda.
E così, praticando con fiducia nel respiro che guida il movimento, ci sorprenderemo a scoprire che non è tanto la forza del movimento in sé che farà la differenza nel corpo e nella vita quotidiana, quanto il movimento della forza. Il movimento di prāṇa.
Yoga è una parola sanscrita che, come spesso accade in
questa lingua speciale, apre molte possibilità di significati. Succede quindi
che l’essenza di questa come di molte altre parole sia dinamica ed
evolutiva, assieme alla persona che pratica lo yoga.
La
radice Yuj dona un primo e molto diffuso significato che
è quello di unire, riunire, far incontrare , far entrare in
relazione. Cosa unire, è l’esperienza che sorge dentro chi sceglie il
cammino dello Yoga. Ed è unica. Creativa. È speciale per ognuno e si manifesta
a più livelli. Da un’unione più tangibile come ad esempio quella del
corpo con il respiro, a manifestazioni più sottili che coinvolgono altri piani
dell’essere umano.
Nella
sua vasta esperienza e immensa conoscenza dello Yoga, T.
Krishnamacharya diceva che un significato più sottile è quello
di raggiungere un punto ancora non raggiunto. Qualcosa che
prima credevo non possibile diventa possibile. Scopro nuove possibilità di cui
ignoravo anche l’esistenza o di cui mai mi sarei sentit* capace. Come un
terreno, incolto, dimenticato, arido che piano piano ricomincia a dare segni di
vita e fertilità.
Ogni
respiro, è un’invocazione a questa unione. Un togliere polvere ed
erbacce a quella terra che pensavamo sepolta per ridonarle vita. Una
preghiera rivolta nello stesso momento all’universo come alla parte più intima,
profonda e autentica di noi. Quella che sa.
Più
entro in intimità con il mio respiro, più mi abbandono alla sua intelligenza
antica. E allora un altro passo sorge da sé. La mente si unisce a questa
intelligenza antica e si accorda con la migliore predisposizione possibile per
vivere e agire quel che c’è da vivere e agire insieme al corpo e ai
sensi. Non in un altrove ideale. Qui, ora , oggi, adesso. Non con un
corpo o una mente ideale. Con questo corpo, con questa mente che accolgo
e ringrazio per quel che possono donare ora.
Ognun*
di noi si sta aspettando. Ognun* sta attendendo l’unione a sé, più o meno
consapevolmente.
E
la terra dimenticata, nel suo ventre piena di fiducia, attende perché sente già il profumo del
ritorno della vita.
Origine E Progressi Della Stampa O Sia Dell'Arte Impressoria E Notizie Dell'Opere Stampate Dall'Anno M.CCCC.LVII. Sino All'Anno M.D. |
Io abito la Possibilità.
Una casa più bella della prosa,
con molte più finestre,
superiore, quanto a porte.
Ha stanze che somigliano ai cedri,
un solo sguardo non le può cogliere.
E ha per tetto eterno
la volta del cielo.
I visitatori: i più preziosi.
La mia occupazione:
spalancare queste mani sottili
e raccogliere il Paradiso.
traduzione di Antonio Prete