21/02/21

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                                          Prendiamola con Filosofia

 

‘ In questa cittadella del Brahman, vi è questo piccolo rifugio che ha la forma di un fiore di loto. Al suo interno vi è un piccolo spazio. Quello che è all’interno di questo piccolo spazio quello davvero si dovrebbe ricercare, quello davvero si dovrebbe desiderare di conoscere ’

                                                             Chāndogya Upaniad VIII.I.1

 

La situazione che stiamo vivendo ormai da un anno a questa parte , ha fatto emergere con chiarezza cristallina molti aspetti di cui  le nostre esistenze, le nostra società, le nostre comunità sono profondamente carenti. Di cosa c’è bisogno senza più rimandi? Si pensa alle carenze della scuola, della sanità, alle confusioni create da una comunicazione iper reattiva e raramente a servizio di una reale evoluzione dell’essere umano. Poco si pensa che dietro ognuna di queste carenze ce ne è una molto importante che è alla radice di tutte :  la marginalizzazione della ricerca umanistica, filosofica e spirituale delle nostre esistenze. Eppure pochi possono ormai dubitare di quanto un pensiero tecnico-scientifico senza  una bussola di orientamento , un solido ancoraggio filosofico, può essere fonte di importanti confusioni. Ne stiamo facendo esperienza ogni giorno. I logaritmi, i dati, i numeri, le statistiche, le diagnosi così come le cure non mettono sempre d'accordo. Le ripercussioni si manifestano allora a cascata su più livelli : da quello più tangibile della salute fisica a quella meno visibile della creazione di atteggiamenti  a più o meno-lungo termine. 

Anche nello Yoga questa carenza filosofica si fa sentire . Per chi si avvicina per la prima volta, è facile conoscerlo esclusivamente per le sue posizioni da eseguire.  Eppure. Lo yoga  è proprio una delle sei darśana, scuole filosofiche dell'India. La bussola di orientamento alla pratica dello Yoga è costituita dagli Yogasūtra di Patañjali, un grande saggio che ha raccolto l'essenza del vasto oceano degli insegnamenti dei Veda riguardo la mente. Della mente* infatti si interessa lo Yoga. In 195 aforismi Patañjali  ci fa entrare passo passo sempre di più nel cuore di questa filosofia esperienziale dell'esistenza. Quello che rende meraviglioso questo sistema filosofico  è la grandissima varietà di upaya o mezzi che mette a disposizione dell'essere umano per passare dal pensiero  all'esperienza. Questo fa dello Yoga una filosofia che ha necessariamente bisogno dell'esperienza quotidiana per entrare nel cuore della vita di ognuno. Eppure pensare di poter praticare lo Yoga senza il suo vitale radicamento filosofico, sarebbe come praticarne le ceneri senza custodirne il fuoco vitale!

Cosa ci spaventa della filosofia? Cosa ci spaventa di quel che non produce beni tangibili eppure altre necessarie forme di ricchezza?

Ora immaginiamo.  Cosa potrebbe accadere se , come ci raccontano i Veda, i bambini chiedessero ai propri genitori o al proprio maestro " Chi sono ?’  Da dove vengo ? " E se un maestro raccontasse a piccoli allievi di ogni parte del mondo  la storia della cittadella dalle nove (o undici) porte?**  Sarebbe possibile oggi? Quale sarebbe la reazione? Quanto siamo abituati a sentirci e pensarci come esseri che sono anche qualcosa in più e oltre  il corpo? Se questa ricerca è nascosta sottoterra negli adulti come si può trasmettere ai bambini? Ai giovani?  

Nel Vedānta, la filosofia è chiamata Brahmajijñāsā , vagamente tradotto come ricerca della realtà. L’oggetto di questa ricerca sarebbe  Brahmajñāna. Brahma è l’essenza, la sorgente da cui è emanata ogni altra realtà dell’esistenza e a cui ogni realtà fa poi ritorno. L’infinito. La creazione. Jñāna è la conoscenza.  La filosofia indiana è impregnata di spirito così tanto che per buona parte di noi occidentali  è quasi imbarazzante. Da quando è diventato imbarazzante porsi alcune domande? Forse da quando hanno smesso di avere una connessione con le nostre esistenze. Consideriamo la filosofia qualcosa di molto astratto e intellettuale , lontano dalle esigenze spicciole della quotidianità.  Ma il porsi domande come ‘chi sono? Cosa è la natura? ‘ il questionarsi sulla vita intangibile  all’interno del corpo, non è nulla di astratto. È la vita. E quella bussola di orientamento. 

La cittadella è di una bellezza speciale. Con tante finestre di possibilità sul mondo. Chi c’è dentro a viverle?



In un altro contesto, approfondiremo la visione della mente all'interno dello Yoga.

** la cittadella di Brahman, nelle Upaniṣad , è una bellissima metafora per il corpo che possiede 9 aperture sul mondo ( due orecchie, due occhi, due narici, una bocca, 
ano e organi genitali) che diventano 11 ( sutura sagittale e ombelico)  in altri passi delle Upaniṣad



08/02/21

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Invero prāṇa è vita per tutti gli esseri. Per questo viene detto : la vita di tutto

                                                                                                       Taittirīya Upaniṣad 


Quando pratichiamo āsana (posizioni) esploriamo e impegniamo il Sé fisico. Con il corpo sperimentiamo il perceivable boundary, il confine percepibile e tangibile.

 Nella tradizione viniyoga si invita sempre a partire dal respiro. È Il respiro lo strumento fondamentale della pratica Yoga ed è anche quel mezzo che consente a tutti indistintamente di poter praticare. Gli antichi Yogi conoscevano in una maniera così accurata il proprio respiro tanto da poter arrivare a conoscere il loro stato di salute generale, prevenire le malattie e anche prevedere il momento della loro morte. 

 Il Respiro è la modalità attraverso cui Prāṇa , la forza vitale, si manifesta nell’essere umano. Nella visione vedica prāṇa sorge dall’interazione tra Puruṣa e Prakrti che simbolicamente vengono spesso rappresentati come il seme (puruṣa) e la terra (prakrti). Il movimento che mette queste due realtà insieme o l’associazione tra i due , genera Prāṇa. È come una scintilla che nasce dal contatto tra Spirito e Materia. Senza il contatto tra i due, Prāṇa non esiste. Prāṇa è quella forza che risulta dall’ unione di Puruṣa (il seme) e Prakrti ( la terra). È più sottile di Prakrti (Materia) e meno sottile di Puruṣa (Spirito). Prāṇa è ‘ l’amico di Puruṣa’ che si manifesta grazie a Prakrti. 

Concedi tempo e spazio al respiro. Concediti la possibilità di entrare in contatto con il respiro e di mantenere il legame con il tuo respiro. Se siamo nel fluire del respiro, saremo protetti tanto sul tappetino, quanto nella vita. Anche per questo prāṇa veniva celebrato, cantanto, ringraziato ampiamente nei Veda. 

E così, praticando con fiducia nel respiro che guida il movimento, ci sorprenderemo a scoprire che non è tanto la forza del movimento in sé che farà la differenza nel corpo e nella vita quotidiana, quanto il movimento della forza. Il movimento di prāṇa.